In una linea del tempo immaginaria, esiste un prima e un dopo con Audre Lorde.

E il dopo è talmente potente che uno si chiede su che base si sostengono le sue credenze e il sistema di pensiero che fino a quel momento era la realtà, una realtà che invece nasconde molte sfaccettature, cariche di altri significati altrettanto validi.

Grazie alla lotta della pensatrice e scrittrice afroamericana, Audre Lorde, si genera una messa in discussione della realtà a cui apparteniamo per far emergere una luce, una consapevolezza più profonda del mondo che ci circonda lasciando cadere le colonne portanti su cui si reggono la cultura, la storia e la politica tradizionali.

Proporre, insomma, una visione completa, senza menzogne, una visione senza buchi, mettendo in dubbio le verità su cui fondiamo le nostre idee e mettendoci in dubbio.

Mi sono immersa in Audre per la prima volta leggendo The Cancer Journals (I Diari del Cancro), un intimo e coraggioso diario che raccoglie l’esperienza del cancro al seno e l’intricato processo di accettazione del proprio corpo, in una società che silenzia una malattia comune a sempre più donne. E la scrittura risulta essere uno strumento più che utile. Anzi necessario, uno strumento di sopravvivenza perché permette di rivelare il dolore, quello più lacerante e che è impossibile esprimere a voce: “Ho un dovere”, dichiara Audre nella pubblicazione Black Women Writers "affermare la verità come la vedo io e condividere non solo i miei trionfi […], ma il dolore, il dolore intenso e spesso l’umiliazione”.

Alla base del suo processo creativo, c’è uno studio del linguaggio e delle sue forme, in cui Audre va più a fondo e oltre l’intendimento razionale. Il linguaggio convenzionale non basta: onora la parola, la rispetta perché la parola ci rende umani, come direbbe la poetessa italiana Mariangela Gualtieri, ed è espressione e comprensione della realtà, che, poi, siamo noi. Audre si dedica, quindi, a sperimentare altre forme di comunicazione per poter esprimere i sentimenti, le percezioni e la poesia è una di queste. La poesia diventa questo “altro” linguaggio, il suo linguaggio, utile a ricreare il mondo immaginato, intuito, le parole diventano poesia e la poesia la risposta a qualsiasi situazione. In una nota e rivelatrice intervista che gli venne fatta da Adrienne Rich nel 1979 (che durò più di tre ore)1, Audre racconta un aneddoto su come utilizzasse la poesia da giovane: se qualcuno le faceva una domanda per chiederle come stava, cosa pensasse, lei recitava una poesia e la risposta, il “frammento vitale dell’informazione” si trovava, in forma di sensazione, in qualche punto della poesia.

Un’esperienza che la segna per tutta la vita e da cui capisce come catturare un’immagine, come tradurre fedelmente a se stessa i sentimenti e le emozioni in parole fu il periodo passato in Messico, a Cuernavaca. E precisamente, quando entra in contatto con la montagna, la natura, i profumi, la terra. Comprende il potere incontrollabile delle parole, della poesia, del sentire, la potenza incontrollabile del linguaggio come strumento di creazione e cambiamento.

Audre ha vissuto per i sentimenti, il “sentire”, come forma di espressione, identità, comunicazione. Sentimenti che venivano repressi da una struttura sociale classista, razzista e omofobica degli anni ‘60 e ‘70 in America (repressione che prosegue fino ai giorni nostri), in cui Audre tenta di educarsi, senza mai riuscire a integrarsi. Si può dire che si educa sola e grazie alle amicizie fatte nei molteplici viaggi, da Berlino al Messico, insegnando a se stessa e agli altri (nel periodo in cui lavora come insegnante) come vivere e difendersi grazie alle proprie sensazioni. E attraverso la poesia e la parola.

La poesia ci aiuta a capire il nostro sentire, che è comunicazione non verbale, e a trasformarlo in linguaggio: “La poesia non è un lusso. È una necessità vitale della nostra esistenza. La poesia ci dà modo di nominare ciò che non ha nome, così da poterlo pensare. […] I padri bianchi ci hanno detto: penso, dunque sono. La madre nera dentro di noi – la poeta – ci sussurra in sogno: sento, dunque posso essere libera”.

La poesia di Audre non è solo poesia di ricerca di comunicazione e linguaggio, è una poesia politica, femminista, una battaglia continua contro la marginalizzazione delle categorie lesbica e donna nera. È una poesia potente, di richiamo a esporsi, a compromettersi verso le ingiustizie sociali e civili. Mette in luce tutte le contraddizioni, chiamando in causa le donne, bianche e nere, per spingerle ad usare le loro differenze come metodo di integrazione, comprensione, per vincere l’oppressione e perché “è facendo le cose per cui devi essere forte che diventi forte”.

Le differenze sono creative, le differenze non sono una marcia indietro, sono una boccata d’aria fresca, necessarie per il cammino verso la libertà. Audre ci spinge a superare le nostre paure, come la paura di parlare ed abbattere la barriera del silenzio per combattere quello in cui crediamo, per proteggerci come donne e proteggere le future generazioni: “Il vostro silenzio non vi proteggerà”, dice. Trasformare il silenzio in azione, in arte, questa è la chiave. In Litania per la sopravvivenza:

[…] e quando parliamo abbiamo paura
che le nostre parole non verranno udite
o ben accolte
ma quando stiamo zitte
anche allora abbiamo paura.

Perciò è meglio parlare
ricordando
non era previsto che sopravvivessimo2.

È un richiamo al senso di responsabilità sociale, alla comunità perché “senza comunità, non c’è sicuramente né liberazione, né futuro, ma solo il più vulnerabile e temporaneo armistizio tra me e la mia oppressione”3.

Senza unione e amore, non ci può essere un cambiamento. Audre ricorda ne I Diari del cancro che fu solo grazie al lavoro, l’amicizia e l’amore tra donne che riuscì a sopravvivere: ognuno di noi, analizzando la propria posizione, può prendere “in esame la sua funzione in quella trasformazione, e […] [individuare] il proprio ruolo come vitale all’interno della trasformazione stessa”4.

L’unione fa la forza e proprio grazie all’impegno di alcune donne, studiose e attiviste, che oggi possiamo leggere e apprezzare l’opera di Audre in Italia: Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde grazie a Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida, nell’edizione Il Dito e la Luna e il romanzo autobiografico Zami. Così riscrivo il mio nome. Una biomitografia a cura di Liana Borghi nella traduzione di Grazia Dicanio.

Recentemente, un grande lavoro è stato fatto per la sua produzione poetica che certamente mancava all’appello. Il libro D’amore e di lotta è edito da Le Lettere e tradotto grazie all’iniziativa del collettivo WiT, Women in Translation, nato nel 2014, composto da Maria Micaela Coppola, Grazia Dicanio, Margherita Giacobino, Loredana Magazzeni, Mariagrazia (Migi) Pecoraro, Maria Luisa Vezzali, Anna Zani. Progetti degni di nota e di cui Audre sarebbe stata orgogliosa.

La poesia di Audre è una poesia che fa parlare il “noi” che vive nel profondo di tutti e tutte e spinge a partire da quel noi per iniziare un esame di autoconoscenza che porta a cambiare il nostro modo di guardare il mondo. E concludo lasciando parlare la poesia di Audre, Chi ha detto che era facile:

Ha così tante radici l’albero della rabbia
che a volte i rami si spezzano
prima di dare i frutti.

[…]
Ma io che sono incatenata al mio specchio
tanto quanto al mio letto
vedo le cause nel colore
tanto quanto nel sesso. e siedo qui chiedendomi
quale me sopravvivrà
a tutte queste liberazioni5.

Note

1 Audre Lorde, Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde, Il Dito e la Luna, 2014.
2 Audre Lorde, D’amore e di lotta. Poesie scelte, a cura di WiT, Women in Translation, Le Lettere, 2018.
3 Audre Lorde, Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde, Il Dito e la Luna, 2014, pag. 32.
4 Ibidem, p. 27.
5 Audre Lorde, D’amore e di lotta. Poesie scelte, a cura di WiT, Women in Translation, Le Lettere, 2018.