Una strana vicenda quella della Scuola Medica Salernitana, importante istituzione medievale, che nell’assenza di grandi testimonianze logistiche conclamate e recuperate solo da esili segni letterari, è divenuta allo stesso tempo leggenda e luogo ancora da indagare.

La leggenda narra che essa nasce dall’incontro di quattro maestri: l’ebreo Helinus, il greco Pontus, l’arabo Adela e il latino Salernus. È quanto mai significativo che questi quattro personaggi rappresentino le varie etnie e culture presenti nel Sud Italia, nelle quali erano confluite tutte le conoscenze scientifiche e mediche del passato.

È solo dal 1859 che l'origine della Scuola Medica Salernitana, la sua evoluzione e il suo tramonto, oggetto di numerosi studi, hanno acquistato un carattere “scientifico” con le ricerche del De Renzi1 e la pubblicazione della Collectio Salernitana. È da quella data che nasce un nuovo tipo di interesse per le problematiche salernitane, testimoniato da una copiosa bibliografia2 generalmente attenta soprattutto al periodo della sua migliore produzione, che può datarsi tra XI e XIII secolo. Dei secoli antecedenti e del di quelli posteriori poco si sa e soprattutto si ignorano le ragioni della sua decadenza.

Le prime testimonianze sui medici salernitani si datano tra il IX e X secolo. La Historia inventionis ac translationis et miracula Sanctae Trophimenae dell'inizio del secolo X descrive un archiatra salernitano di nome Gerolamo che consulta immensa volumina librorum3. Alla fine dello stesso secolo le *Historiae di Richerio di Reims raccontano di un anonimo medico salernitano alla corte del re di Francia4 e in quello successivo il cronista inglese Orderico Vitale, nella Historia ecclesiastica, menziona le “scuole” di medicina salernitane5. Inoltre, alla metà del XII secolo, l'ebreo Beniamino di Tudela intraprende un lungo viaggio dalla Navarra, attraverso la Francia e l'Italia, fino a Napoli e a Salerno, urbem medicorum scholis illustrem, per incontrare gli ebrei residenti in queste terre6.

Un francese, un inglese, e un ebreo “errante”, lungo un arco di quattro secoli, testimoniano la presenza continua di Salerno quale crocevia di culture e di saperi, spazio deputato all'eredità dei mondi greco, latino, ebraico e arabo. Qui s’incontrano longobardi e normanni, papato e monachesimo influenzano la vita civile e quella spirituale. Nella città campana transitano, in un’eccezionale congiuntura geografica e temporale - che ha la sua culla nel Mediterraneo e gli epigoni, nel secolo XI, con la tradizione cassinese - notevoli figure storiche: Alfano I e Costantino Africano, in seguito Federico II, Carlo I d'Angiò, Carlo lo Zoppo e Roberto d'Angiò.

La medicina medioevale salernitana è legata soprattutto alle opere di Costantino Africano. Questi, proveniente forse da una comunità cristiana di Cartagine, giunge a Salerno intorno al 1077, dopo aver viaggiato in molti Paesi, almeno secondo quanto afferma Pietro Diacono (monaco e bibliotecario a Montecassino dal 1110 al 1153) in una delle biografie del suo De viris illustribus Cassinensis. In seguito si stabilisce nell’abbazia di Montecassino, da dove diventa tramite fondamentale per la diffusione della cultura scientifica greco-islamica. Al contrario, il magister Matteo Ferrarius afferma, in una glossa alle Diaetae universales, che Costantino è un mercante il quale, sbarcato a Salerno, si rende conto delle lacune delle conoscenze mediche salernitane e decide di recuperare dall’Africa alcuni libri di medicina, una parte dei quali è però perduta in un naufragio.

Costantino Africano con il suo lavoro d’interpretazione riesce a far conoscere all’Occidente il pensiero classico rielaborato dalla filosofia islamica, nonché a trasmettere le opere composte nel X secolo in Nord Africa, e in particolar modo a Kairouan (arabo al-Qairawan).

L’attività di Costantino è collegata a quella di un altro monaco, Alfano (1015/1020 ca. - 1085), arcivescovo di Salerno dal 1058, che traduce dal greco, con il titolo De natura hominis, un’opera del filosofo cristiano Nemesio (IV-V sec.), vescovo di Emesia (Siria), ritradotta un secolo dopo, con lo stesso titolo, da Burgundione (o Burgundio) da Pisa (1110 ca. - 1193). Ad Alfano sono anche attribuiti un De quattuor humoribus corporis humani e un De pulsibus. A lui Costantino dedica una sua opera, il Liber de stomacho, mentre a Desiderio abate di Montecassino (poi papa Vittore III) è dedicata la Pantegni.

Tutto questo avviene in una Salerno connotata da una forte presenza ebraica e aperta ai contatti con il mondo arabo.

Dal solco aperto da Costantino l’Africano, punto nevralgico dell’evoluzione salernitana, ancora tutto da indagare, infatti, nasce nel XII secolo la pleiade medica salernitana: a Giovanni Afflacio si aggiungono, tra gli altri, Urso, Bartolomeo da Salerno, Giovanni e Matteo Plateario, Giovanni Ferrario, l’Arcimatteo, tutti testimoni di un’opera incessante di sperimentazioni terapeutiche, la cui funzione è di ben inquadrare le anamnesi, i confronti, le analisi dei sintomi. Il XII secolo è anche un periodo di grande apertura e di arricchimento per la Scuola salernitana7, grazie alla produzione scientifica d’eccellenti maestri e alla presenza di valenti stranieri, punto di arrivo della sua grandezza, ma anche inizio del lento tramonto che dal XIII secolo farà brillare le Scuole di Montpellier, Chartres, Parigi, Oxford che progressivamente offuscheranno la fama della Schola.

Salerno ritorna in auge con il Liber Pandectarum medicinae o Opus pandectarum medicinae, conosciuto ai più col semplice titolo di Pandette, uno dei più noti antidotari del Medioevo, definito da De Renzi “una compilazione di materia medica, ossia una specie di dizionario de’ “semplici”, con la indicazione dei loro usi, e con diligenti ed esatte ricerche intorno alla virtù delle erbe...”8. Autore è Matteo Silvatico che inizia a lavorare alle Pandette nel 1297 e nel 1317 dedica a Roberto d’Angiò, questa opera ponderosa, ristampata fino alla fine del XVI secolo, epoca in cui l’editoria non trova più conveniente riproporne nuove edizioni. La botanica, infatti, a metà del ‘500 fa passi da gigante: si pensi che è del 1544 il commento di Mattioli a Dioscoride9.

Numerose sono le testimonianze di una tradizione medica che, agli inizi del secolo XIV, al tramonto della sua creatività scientifica, lascia il posto a una routine sperimentale senza ulteriori evoluzioni. È solo col Regimen Sanitatis Salernitanum e con la scoperta della stampa che Salerno ritorna ad essere conosciuta in tutto il mondo per le prefazioni che a questo testo erano legate. Dalla prima edizione del 1480, questo testo viene ripubblicato nella maggior parte delle città d'Europa, tradotto in tutte le lingue, e corredato da voluminosi commenti, ma soprattutto in edizioni “tascabili” che ne testimoniano la fruibilità.

Note

1 S. De Renzi, Collectio Salernitana ossia documenti inediti, e trattati di medicina appartenenti alla Scuola medica Salernitana, raccolti e illustrati da G. e T. Henschel, C. Darenberg e S. De Renzi, premessa la Storia della Scuola e pubblicati a cura di Salvatore De Renzi, voll. I-V, Forni Editore, Bologna 1967 (Biblioteca di Storia della Medicina, II.1) [Riprod. facs. dell’ed. Dalla tipografia del Filiatre-Sebezio, Napoli 1852-1859] e Id., Storia documentata della Scuola medica di Salerno, Ferro, Milano 1967 (Ars medica antiqua, 2) [Riprod. facs. dell’ed. Nobile, Napoli 1857].
2 A.Cuna, Per una bibliografia della Scuola Medica Salernitana. Secoli XI-XIII, Guerini e Associati, Milano 1993..
3 Historia inventionis ac translationis et miracula sanctae Trophimenae, in Acta Sanctorum, Iul., II, 1721, pp.233-40. Ma cfr. M.Oldoni, “Un Medioevo senza Santi: la Scuola Medica di Salerno dalle origini al XIII secolo” in La Scuola Medica Salernitana. Storia, immagini, manoscritti dall' XI al XIII secolo, (a cura di M. Pasca), Electa, Napoli 1987, pp.13-28, p.14; adde G.Vitolo, “Origine e sviluppi istituzionali della Scuola Medica salernitana”, in Salerno e la sua Scuola Medica, (a cura di I.Gallo), Boccia, Fuorni-Salerno 1994, pp.17-52.
4 Richeri Historiae, ed. G. H. Pertz, in Monumenta Germaniae Historica (MGH), SS., III, 1839, p.600 s.; Richer, Histoire de France, ed. R. Latouche, I, Paris 1930, p. 222 ss.
5 Orderici Vitalis Historia Ecclesiastica, ed. M. Chibnall (The Ecclesiastical History of Orderic Vitalis), Oxford 1968, p.76.
6 Beniamini Tudelensis Itinerarium, ex versione B. Ariae Montani, Lipsiae 1764, p.22 s; adde Benjamin de Tudela, Libro di viaggi (a cura di L. Minervini), Sellerio, Palermo 1989, pp.136.
7M. Oldoni, La cultura latina, in Il Medioevo, a cura di G. Pugliese Carratelli, Electa, Napoli 1992, pp. 295-400; Salerno nel XII secolo. Istituzioni, società, cultura. Atti del Convegno internazionale, a cura di P. Delogu e P. Peduto, Incisivo Industrie Grafiche, Salerno 2004.
8 S. De Renzi, Collectio Salernitana ossia documenti inediti, e trattati di medicina appartenenti alla Scuola medica Salernitana, cit. e Id., Storia documentata della Scuola medica di Salerno, Ferro, Milano 1967 (Ars medica antiqua, 2) [Riprod. facs. dell’ed. Nobile, Napoli 1857 nella quale a pag. 529 vi è la citazione qui riportata].
9 Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo Libri cinque Della historia, & materia medicinale tradotti in lingua volgare italiana da M. Pietro Andrea Matthiolo Sanese Medico. Con amplissimi discorsi, et comenti, et dottissime annotationi, et censure del medesimo interprete. Da cui potra ciascuno facilmente acquistare la vera cognitione de’ “semplici” non solamente scritti da Dioscoride, ma da altri antichi, & moderni scrittori, & massimamente da Galeno. La cui dottrina intorno à tale facultà tutta fedelmente interpretata si ritrova posta ne’ proprij luoghi. Con due Tavole alphabetiche da poter con prestezza ritrovare cio che vi si cerca. Et con la dichiaratione di molti vocaboli medicinali, che da tutti forse non sono intesi. Opera veramente non manco utile, che necessaria. Con privilegio di N. S. Papa Paolo III. Et dello Illustriss. Senato Veneto per anni. X. Per Nicolo de Bascarini da Pavone di Brescia, Venetia 1544.