I negazionisti nazionalisti conservatori stravincono nelle zone rurali, tra i cow boy, mentre si perdono e perdono in città; nelle metropoli. Londra, New York, Milano, New Delhi.

Ma la notizia preoccupante è che le città stanno esplodendo di gioventù frustrata mentre le campagne stanno invecchiando. Se da una parte abbiamo flussi, scuole, centri commerciali, saperi, commerci ed innovazione (smart, 5G, sharing economy) dall'altra v'è la terza età e monta il rancore verso il sapere ed il nuovo sapere cittadino: l'élite.

Il passaggio di millennio ha fotografato un fifty-fifty: metà popolazione mondiale abita in città e metà in zona rurale o montana. A 20 anni di distanza l'esodo verso le metropoli non si è arrestato e i 4,3 mld di persone che vivono “dentro le mura” (56%) si distinguono dai 3,4 mld che vivono ancora in aperta campagna o nei piccoli centri. Le periferie urbane stanno letteralmente implodendo. Alla civis, civitas (cittadini, cittadinanza) non segue la civilitas (civiltà) perchè le periferie delle stesse metropoli non sono in grado di costruire spazi comuni, scuole, parchi, presidi politico amministrativi, servizi in tempo per rispondere all'espandersi della città.

Ma come saremo? Una buona notizia! Secondo uno studio dell’Università di Washington la popolazione mondiale alla fine del XXI secolo potrebbe essere composta da 8,79 miliardi di persone: “solo” un miliardo in più di oggi. Non solo: quel dato al crepuscolo del primo secolo del duemila arriverà come prima fase di un lento declino che dovrebbe iniziare intorno alla metà dei prossimi anni Sessanta. Il picco di popolazione verrà raggiunto nel 2064, anno in cui sono attesi 9,7 miliardi di persone sul pianeta. Non verrebbe quindi sfondata la “soglia psicologica” dei 10 miliardi. Questa è una good news per il pianeta ma ciò non toglie che le contraddizioni città-campagna verranno allentate. Anzi.

Da un lato avremo città ingovernabili. Una per tutte è il Cairo dei 30-40-50 mln di persone. 30 la popolazione, 40 con i lavoratori che vi giungono dalle periferie di giorno di lavoro e 50 con i turisti. Laddove diventa ingovernabile si tende a dare sempre più potere all'uomo forte e sempre meno si perseguono percorsi democratici e partecipati. E dall'altra avremo campagne e montagne abbandonate con tutte le conseguenze come il dissesto idrogeologico, la perdita di colture e culture, la manipolazione dell'opinione pubblica che non avendo strumenti per discernere crederà e cederà ai capipopolo. Quest'ultimi, però, alla Trump, hanno il merito “di sporcarsi le scarpe” ed abitare le terre dei cow boy, le praterie mentre l'élite di Obama vive nei centri congressi delle città delle coste. Ed è per questo che la scelta dell'asioamericana Kàmala Harris - donan di gavetta - alla vicepresidenza USA va nella giusta direzione.

Torniamo a casa. La mia città natale, Padova, ha conosciuto un sindaco, prima dell'attuale, di bassa cultura che aveva in odio i più deboli. Lui non proveniva da Padova ma dalla vicina e fortificata Cittadella dove aveva praticamente impedito agli stranieri d'entrarvi.

Questa città uscì dalle sabbie mobili del populismo grazie ad uno sforzo straordinario dei sapiens sapiens che sono i docenti universitari. Questi si sono sporcati le mani e ci hanno messo la faccia. Sono riusciti a ricostruire una narrazione ed una città nuova che, pur nelle contraddizioni, sta sperimentando politiche nuove.

Ma mentre dentro le mura della città universitaria si parla lo stesso linguaggio al di fuori di queste vi sono estese periferie dove il pensiero si omologa a suon di slogan che dimostrano il “non pensiero”. Proviamo ad immaginare cosa può accadere in città come Giacarta o Città del Messico dove le periferie sono agglomerati privi di luoghi dove si facilita la socialità.

L'appello politico per “sortirne assieme” va quindi rivolto ai sapiens sapiens, alle menti fertili. Ai seguaci di Paulo Freire per stare non più tra gli analfabeti ma soprattutto tra gli “analfabeti di ritorno”; tra coloro che, incapaci di comprendere un testo scritto, hanno la TV accesa tutto il giorno. Tipico delle periferie devastate, senza alcuna pianificazione urbanistica, dove a farla da padrona sono le antenne paraboliche. Qui la scuola o “formazione permanente” potrebbe essere l'unica alternativa in quanto, per dirla con John Dewey: “L'istruzione non è la preparazione alla vita, ma la vita stessa”!

Il problema è la fuga. La commercializzazione del voto ha portato le leadership sapiens, non solo nel Sud del mondo, ad un livello così basso che i sapiens sapiens, coloro che sono in grado di armonizzare il sapere, saper essere e il saper fare, rifuggono lo spazio politico della civis/civitas per rifugiarsi nella civilitas. E vedi prof che fanno bene il proprio lavoro a scuola ma fuggono da ogni responsabilità nell'amministrazione del proprio quartiere di periferia dove gli insipienti (coloro che sono incapaci di ascolto e che spiegano sempre) la fanno da padroni.