Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e pecca con lei e sono colti in flagrante, l'uomo che ha peccato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita.

(Deuteronomio 22, 28-29)

Sono una siciliana fiera della bellezza della mia terra ma ancor di più della bellezza della gente che vi abita. E un giorno accade che una ragazza di Alcamo poco più che quindicenne sfida alcune arcaiche consuetudini dell’isola e mette in atto una rivoluzione di leggi vigenti sul territorio nazionale. Questa è la sua storia.

Mi chiamo Franca Viola, sono nata nel 1947 ad Alcamo, in Sicilia, da una famiglia di coltivatori diretti.
All’età di quindici anni mi innamoro di Filippo Melodia e con il consenso della mia famiglia mi fidanzo con lui.
Lo arrestano per furto e per appartenenza a una famiglia di stampo mafioso. Lo lascio. Anche la mia famiglia è d’accordo.

Mi sento più serena, libera e inizio a sognare un futuro diverso dal raccogliere pomodori, vorrei fare la dattilografa.
Ma le ragazze in Sicilia non hanno le stesse opportunità delle ragazze del nord, solo le ambizioni sono uguali.
Oltre quel senso di serenità, da lì a poco avrei scoperto una ben più concreta sensazione, quella del terrore e della paura.

Per Filippo Melodia, essere stato lasciato,è uno smacco, un’offesa, e vendicarsi diventa il suo unico obiettivo. Brucia il casolare della mia famiglia, distrugge il vigneto e minaccia mio padre con una pistola.
Mi considera una cosa sua e nel giorno di Santo Stefano del 1965 mi rapisce.

«Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusó di me. Ero a letto in stato di semi incoscienza».
Lo racconto alla polizia, dopo essere stata liberata il 6 gennaio 1966.

Filippo Melodia viene arrestato ma pensa di cavarsela con il matrimonio riparatore. A quei tempi, l'articolo 544 del Codice penale assolve, con il matrimonio, lo stupratore e i suoi complici, così recitando:
«Per i delitti preveduti dal capo primo e dall'articolo 530, il matrimonio, che l'autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali».

Sono decisa e irremovibile, rifiuto di sposarlo.
Inizia così un processo che sembra avere come imputato, non il mio rapitore stupratore, ma la mia reputazione, la mia persona, per tutto il fango e il disonore che mi buttano addosso.
Vogliono far passare il rapimento come una “fuitina” consenziente.

«Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce».

Filippo Melodia viene condannato, nel dicembre 1966 a undici anni di prigione. La pena viene ridotta in appello nel luglio 1967 e confermata dalla Cassazione nel 1969, a dieci anni, più due di soggiorno obbligato nel modenese.

Viene ucciso nel 1978 da due colpi di lupara, vicino Modena. Aveva scontato la pena.

La storia di Franca Viola è alzare il sipario sulle tante altre storie di donne che prendono coscienza e hanno il coraggio di denunciare. È come una bandiera per il cambiamento.

Bisogna attendere la legge n. 442 del 1981 per vedere abrogate le disposizioni sul matrimonio riparatore e il 1996 per vedere riconoscere in Italia lo stupro come reato contro la persona e non contro la morale. I progressi normativi sono andati a passo di lumaca mentre le violenze, gli stupri e i femminicidi, si susseguono incessanti.

La legge n. 119/2013, applica l’allontanamento urgente dalla casa familiare dei soggetti che commettono violenza di genere.

La legge n. 69/2019, denominata Codice Rosso, ha inserito nel Codice penale quattro nuovi delitti:

  • il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (il cosiddetto revenge porn);
  • il delitto di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso;
  • il delitto di costrizione o induzione al matrimonio;
  • il delitto di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2020, ha introdotto il “Reddito di Libertà”, un sussidio economico per le donne vittime di violenza.

Tradizioni ostili e leggi obsolete hanno condizionato, per decenni e decenni, la vita delle donne, rendendole oggetto indiscusso della supremazia morale e fisica degli uomini.

Abbiamo bisogno di donne decise e ribelli ma anche di uomini coraggiosi che le supportino in cammini ardui e impensabili, per attuare quel progresso umano societario, ancora lontano, sulla parità dei sessi.

Ogni donna che pensa di essere l’unica vittima della violenza deve sapere che ce ne sono molte di più.

(Salma Hayek)

Il numero istituito per denunciare ogni forma di violenza è il 1522.