Di Henri Matisse si ricorda soprattutto il colore che, iniziato con la violenza dei Fauves, si è pian piano armonizzato in audaci accostamenti, calibrati in modo da renderli gradevoli e attraenti. Il suo intento artistico ha rispecchiato la linearità della sua vita, vissuta all'insegna del “Lusso, calma e voluttà”, come il titolo dell’opera che l'ha reso famoso.

Nel 1904 Matisse si trova a S. Tropez intenzionato a trascorrervi l'estate: ha modo di conoscere Paul Signac e di approfondire, attraverso la loro amicizia il pointillisme, da noi chiamato Puntinismo, che si avvale di una libera scelta dei colori, insoliti e innaturali: tornato a Parigi dipinge quest'opera famosa e unica che gli cambierà il destino e segnerà la svolta Fauves, in essa descrive una colazione di giovani in una vacanza sul mare, in cui celebrano la loro bellezza e giovinezza con colori accattivanti e unici.

L'atmosfera che ci regala nelle sue opere è anche quella attorno a lui, non per altro in seguito si è scelto per dipingere, un luogo sereno e luminoso, come la Costa Azzurra, soprattutto ai suoi tempi, attorniandosi di lussuosi arredi, fiori, musica e serenità, belle donne, godendo delle proprie modelle, per assecondare il suo temperamento passionale. Quasi non l'ha sfiorato la sofferenza causata alla moglie, che all'inizio del matrimonio ha dovuto lavorare per aiutarlo, quando il suo valore di artista non era ancora riconosciuto. E neppure quella causata ai tre figli, tra cui Margherita, illegittima, adottata dalla moglie che se ne è curata fin dai suoi primi anni.

Henri ha inseguito il suo impulso a dipingere instancabilmente, a creare opere anche quando la salute non glielo permetteva più. Gli deriva un piacere quasi erotico nel creare le sue armoniose opere che riescono a dare anche a noi, quando le ammiriamo, una sensazione di immersione in un mondo da favola.

Non l'hanno sfiorato due terribili guerre mondiali e tutte le vicende del Novecento, che lui ha vissuto per tre quarti del secolo scorso. Esente anche dalle contaminazioni dell'arte, man mano sempre più aggressive, partendo dalle Avanguardie fino alle Correnti più spiazzanti: no, lui è rimasto nei suoi salotti, con viste stupende, a dipingere serenamente quel mondo che nella sua mente si figurava, insensibile ad ogni provocazione. Solo lui e la sua arte, i suoi colori, la sua musica, i suoi pennelli e la tela. E il suo gusto squisito, che gli ha permesso di accostare con armonia i colori più audaci, le tappezzerie più strane, gli oggetti improbabili. Ma tutto con lui diventa una melodia che appaga l'occhio e arriva fino alla nostra anima. È un momento unico, che nulla chiede all'arte di più elevato, che nel secolo scorso in molti altri artisti, ha cercato di raggiungere i livelli più alti e profondi dell'animo umano, sondandolo.

No, Matisse si ferma all'attimo eterno in cui lui è soltanto un pittore che ci regala la sua arte e un momento di serenità con semplici cose. Perché poi la bellezza, la serenità e l'armonia sono alla portata di tutti, fruibili da tutti. E l'arte appartiene a tutti e ci regala momenti di intensa sofferenza, quando l'artista la sa esprimere, di condivisione, quando ci racconta di noi e della nostra realtà, di elevazione, quando ci fa volare in alto con la spiritualità, di riflessione, quando ci narra del passato.

Henri Matisse è nato a Cateau Cambresis, nel 1869, nel nord della Francia, nei pressi dei confini con il Belgio, da genitori abbienti, il padre negoziante di tessuti e la mamma un'affermata modista con abilità artistiche: un'acquarellista dilettante che ha accostato per prima il figlio al mondo dell'arte. Dopo essersi diplomato alla Scuola Superiore, Henri asseconda il desiderio del padre e si laurea in Giurisprudenza a Parigi. In seguito ad una malattia intestinale che lo costringe a letto, inizia a dipingere, incoraggiato dalla madre, per cui ristabilitosi, si iscrive a corsi di disegno, vince l'opposizione paterna e si iscrive all'Accademia Julian, il cui direttore era Bouguereau, il grande classicista, che però delude le aspettative di Henri. Il giovane artista si trasferisce alla famosa École des Beaux Arts, il cui direttore era il Simbolista Moreau, che lo incoraggia a seguire le inclinazioni personali. Nel frattempo studia e copia le opere del passato per migliorare il proprio tratto, dal momento che gli viene rimproverato di non saper disegnare.

Nel 1894, all'età di 25 anni, dalla relazione con la modella Caroline Joblaud, nasce Margherita, la prima figlia. Poco dopo la relazione termina, Henri adotta la piccola prendendosene cura, e, quando decide di sposare la giovane Amélie Parayre, anche lei si occupa della bambina, crescendola insieme ai due figli maschi, Jean e Pierre, che nascono dal matrimonio. Comincia a presentare le sue prime opere al Salon e all'inizio viene accolto in questa società accademica perché la sua opera non si distacca troppo da quelle tradizionali che venivano ammesse: Henri però si sente distante dagli orientamenti accademici e comincia ad esprimere interesse per i nuovi gusti stilistici con la “Natura morta arancione”. Quest'opera urta il giudizio degli accademici che lo escludono dalle successive esposizioni. Ne conseguono anni di restrizioni per la giovane e numerosa famiglia, Amélie cerca di contribuire al ménage familiare aprendo una modisteria.

Henri cerca di sbarcare il lunario adattandosi ad altri lavori, come lo scenografo per i teatri, arrivando a dipingere i pannelli per la Grande Esposizione del '900. L’opportunità a S. Tropez, di conoscere Signac, il Neoimpressionista ormai famoso, che ha saputo dare allo stanco Impressionismo un nuovo impulso con un diverso approccio al colore e al tratto, gli dà la possibilità di emergere, perché il Puntinismo è sempre vivo, ha ricevuto nuovo impulso dai Nabis, che insieme a Gauguin erano riusciti a traghettare l'arte verso nuove e meravigliose visioni. Henri si cimenta anche lui con questo stile, molto apprezzato da Signac che gli acquista l'opera “Lusso, Calma e Voluttà” ispirata ad una famosa lirica di Baudelaire, la espone nella sala da pranzo della sua villa di S. Tropez, dove l'opera rimarrà fino al 1943, ritenendo che questa tela sia la realizzazione delle sue teorie e che Matisse esprima concretamente quello che lui ha ispirato. L'artista su quest'opera dichiara:

È una tela fatta con i colori puri dell'arcobaleno. Le tele ispirate al Pointillisme producono il medesimo effetto: un po' di rosa, un po' d'azzurro, un po' di verde. È una tavolozza molto limitata con cui non mi sono sentito a mio agio.

E infatti Henri, incoraggiato da questo successo, osa ancora di più e l'anno successivo, il 1905, dipinge in un modo innovativo un ritratto della moglie e lo espone al Salon d'Automne, insieme a Derain e Vlamink, che dipingono in un modo nuovo e colorato opere inusitate. Naturalmente le loro opere sono considerate “aberrazioni cromatiche e indescrivibili fantasie”, addirittura il critico Vauxelles li chiama “Fauves”, ovvero “Belve”. Questo perché nella piccola sala in cui espongono, al centro c'è una statua molto classica di un bambinello: questo fa pensare al giornalista che il povero piccolo, quasi aggredito da un colore violento, si possa sentire attorniato da belve... È fatta! Sono nati i Fauves! Questo resterà il loro famoso appellativo...

È stata un'esperienza di breve durata iniziata ai primi del Novecento, terminata verso il 1908, ma che ci ha lasciato opere che ancora oggi rapiscono per la gioia del colore che emanano. Tuttavia ha avuto una grande importanza per l'evoluzione dell'arte: Matisse, Derain, Vlamink sono vicini al nascente Espressionismo, ma con minore angoscia esistenziale e un maggiore interesse per il colore, che è più equilibrato e meno violento. I Fauves semplificano le forme abolendo la prospettiva, mentre i colori sono innaturali e vengono usati puri intingendo direttamente il pennello nel tubetto. Non danno più importanza al significato dell'opera, ma esaltano la forma e il colore dando una impressione di immediatezza e spontaneità. Cambia anche il rapporto con la natura che non è più naturalistico, perché il loro intento è di descriverla liberamente.

Non hanno mai avuto un programma, né una vera comunità d'intenti: sono semplicemente un gruppo di amici che ad un certo punto hanno condiviso un nuovo modo di sentire artistico. Le loro linee di contorno, come già in Gauguin, molto marcate, hanno influenzato gli Espressionisti tedeschi: va notato che ancora oggi ci sono artisti contemporanei che trovano in questo stile il loro modo di esprimersi. Questo per dire che il fauvismo è sempre vivo! Nonostante il parere negativo del pubblico e dei critici, la svolta coloristica di Henri gli avvale nuovi estimatori, che sanno apprezzare le novità in campo artistico: l'artista è un visionario che precorre i tempi e in alcuni casi li forgia e li ispira. Gertrude Stein, collezionista di avanguardie ha un gusto sicuro nell'individuare ciò che è da apprezzare e acquista l'opera che tanto ha fatto discutere: è l'inizio della popolarità e del riconoscimento di Matisse.

È convinzione, che resiste ai giorni nostri, che dove acquista un collezionista ci sarà sicuramente un vantaggio anche economico, perché viene riconosciuto universalmente il fiuto dei collezionisti per i buoni affari. Si interessano a lui ricchi mecenati russi, tra cui Skukin, che appartiene ad una antica e ricca famiglia di mercanti ed è il più interessato a Matisse: commissiona infatti all'artista due pannelli per decorare la propria sontuosa dimora in patria. È così che nascono La danza e La musica, che tanto hanno reso famoso Matisse, permettendogli viaggi fino a quel momento per lui irrealizzabili, in Russia, Spagna, Marocco, Algeria.

L'artista è irrequieto, Parigi gli sta stretta, si allontana dalla famiglia sempre più spesso e inizia a soggiornare sulla Costa Azzurra dove il sole e la luminosità del mare, le dolcezze del clima gli danno modo di trovare i fondamenti della sua pittura, che incontrano stavolta anche il favore del pubblico, dopo tante delusioni. Dal 1924 le sue opere sono ormai accettate dai critici e amate dal pubblico, i musei se le contendono e il governo le acquista, arrivando addirittura a conferirgli la Legione d'Onore. A questo punto i viaggi si fanno intercontinentali, Henri arriva fino a Tahiti, poi si reca negli Stati Uniti, dove non mancano gli estimatori e le esposizioni, le commissioni di opere. L'artista si concede un viaggio in Italia, poi le prestigiose decorazioni per i balletti russi, a quei tempi molto apprezzati.

Naturalmente il rapporto con la moglie si è deteriorato, la sua sete di avventure lo induce in molte relazioni, costringendo addirittura, ad un certo punto, Amelie a “menage à trois”: Amelie al culmine della popolarità dell'artista arriva a dichiarare: “Lui si crede il più grande pittore vivente e probabilmente lo è, ma è anche un grandissimo bastardo!” Infatti da tempo accanto a lui ci sono molte modelle e una in particolare, la russa Lydia Delectorskaya sarà la sua musa, la sua compagna, la sua collaboratrice e confidente, che si prenderà cura dei suoi ultimi anni pieni di acciacchi, collaborando anche a realizzare le opere dei gouaches decoupés.

L'artista nel 1941, si ammala di cancro all'intestino, viene operato, riesce a sopravvivere, ma è molto debilitato e si avvale sempre di più della collaborazione di Lydia. Proprio in occasione dell'intervento ha conosciuto un'infermiera che lo cura e gli fa anche da modella, ma poi segue la sua vocazione entrando nella comunità dell'Ordine domenicano di Vence col nome di Sœur Jacques-Marie. La giovane suora lo induce a realizzare tra il 1948 e il 1952, il suo capolavoro: La Cappella del Rosario a Vence, accanto al suo convento.

Anche Matisse si è ritirato a Vence durante la guerra. Al riguardo, nel 1951, ha dichiarato:

Questa cappella è per me il risultato di tutta una vita di lavoro e il frutto di uno sforzo immane, sincero, difficile, un lavoro scelto dal destino, alla fine della mia strada, sulla quale continuo a lavorare, secondo le mie ricerche attraverso le quali ho studiato il disegno, i colori, i valori, la composizione, in modo che questi elementi convergano in una sintesi alla pari: sono arrivato a costruire con questi elementi rispettando la purezza dei mezzi.

Anche se non aveva mai sviluppato progetti architettonici si mette all'opera disegnando i pannelli decorativi, i dipinti interni, le vetrate, l'altare e l'arredo sacro. La cappella, una struttura bianca, volutamente spoglia, con ampie vetrate è sovrastata da una grande croce in ferro con una campana che lui ha disegnato. Gli interni sono totalmente bianchi, essenziali, per cui le meravigliose vetrate risaltano e danno una luce straordinaria coi loro motivi floreali gialli, verdi e blu. Sulle restanti pareti vi sono decorazioni dell'artista realizzate su ceramica bianca, raffiguranti la Via Crucis, San Domenico e la Madonna col Bambino. L'altare è in pietra ed è posto di traverso rispetto all'uditorio, per essere rivolto sia verso la zona dei fedeli che verso il clero. È una cappella molto particolare e spettacolare. Quando penetrano i raggi del sole attraverso le vetrate tutto prende colore e vita e pare che veramente qualcosa di ultraterreno scenda tra i fedeli, lasciandoli stupefatti ed estasiati, perché l'incontro con la luce è così equilibrato, raffinato, sofisticato e perfetto che si riflette sull'anima e sui sentimenti...

Matisse in tutte le sue opere tende all'armonia dei vari mezzi che utilizza, senza mai prevaricarne nessuno, fino a raggiungere una totale equilibrio classico, composto, ma nello stesso tempo molto moderno. Esprime sempre un’intensa tensione affettiva e artistica che lo spinge, tutta la vita, ad una ricerca rigorosa ed esigente consonanza, passando attraverso diverse esperienze stilistiche, dal Realismo al Divisionismo, al Fauvismo, per ottenere forme complete ed essenziali. È stato determinante per il suo uso del colore il periodo Fauves, che gli ha permesso di sperimentarlo in modo libero ed espressivo, lasciandosi andare all'ispirazione, senza legami realistici: questo gli ha fatto acquisire una sensibilità suggestiva nell'uso della tavolozza che fa di lui il principale colorista del secolo scorso.

È stato comunque un azzardo scandalizzare il pubblico e i critici, non ancora abituati a questi voli pindarici stilistici con la Donna col cappello presentata al Salon nel 1905: la signora Matisse, Amélie, in chiave Fauves, si presenta col naso e la fronte verdi, i capelli rossi e un cappello che ricorda una torta fiorita: ma il suo viso ci parla e ci sa raccontare di lei, più che qualsiasi ritratto realistico. Ciò che ha determinato lo scandalo non è stato solo l'uso del colore, ma la posa classica, esattamente come in un ritratto del '500. È una sfida all'accademismo che irrita un pubblico assuefatto alla tradizione. Ma ciò che dà più scandalo è il modo di trattare il colore, dilatato al massimo in punti e tratteggi che alla fine paiono diventare chiazze, considerate generalmente destinate ai paesaggi e non ai ritratti. Ritenuta una ”beffa spregiudicata”, quest'opera attira l'attenzione degli Stein, determinandone il suo successo...

La storia artistica di Matisse è costellata di scelte vincenti nelle tematiche: anche La danza, dipinto nel 1909 è un grande successo, ritenuto tra i suoi capolavori: e qua entra in gioco il russo Sergej Skukin, che lo apprezza e gli commissiona i due grandi pannelli decorativi per la sua lussuosa villa di Mosca. Matisse prende spunto per questa grande opera dalle sei danzatrici dipinte sullo sfondo dell'opera La gioia di vivere. Elimina una figura, adatta la composizione alla dimensione rettangolare del pannello per rappresentare un'immagine piatta e decorativa dal forte impatto e vigore cromatico, sempre Fauves. Le linee sono sinuose come arabeschi che integrano alla perfezione linee e colore: le danzatrici sono intente in un'allegra danza, nude, ma senza intendimenti erotici perché vogliono rappresentare la mitica età dell'oro, per cui la sessualità è ridotta al minimo, mentre è esaltata l'energia e la gioia di vivere che questi corpi rappresentano: un inno alla giovinezza, alla spensieratezza, all'amore.

Matisse ci ha lasciato meravigliose opere in cui il colore sembra gioire con le atmosfere rarefatte e spumeggianti e anche i nudi femminili incantano per le loro atmosfere cariche di erotismo, che in alcuni casi hanno scandalizzato i benpensanti: ma le opere dei suoi ultimi anni ci lasciano sorpresi, per la loro modernità inattesa e anticipatrice dell'arte futura. Matisse, verso la fine della sua vita, è ormai così debilitato che non riesce più a sottoporsi alla fatica della pittura: allora si avvale dei découpages, ritagliando cartoncini colorati che poi assembla con inaspettata maestria. Lydia è accanto a lui e cerca di alleviargli la fatica.

L'editore Greco Teriade gli commissiona “Jazz” un libro illustrato da testo e immagini: un'opera iniziata nel 1943 e terminata nel 1947 a cui l'artista si dedica con determinazione. Ne nasce un'opera straordinaria, perché le illustrazioni sono opere d'arte ritagliate su carte colorate e incollate. Sono figure che omaggiano la fantasia e che solleticano il divertimento e la sorpresa, come quelle del circo, i clown, i trapezisti, i lanciatori di coltelli ma anche i cowboy. In particolare l'opera Icaro del 1946, mitica figura mitologica, ci lascia stupefatti perché la sua sagoma è appiattita nel cielo azzurro pieno di stelle mentre sta compiendo la sua caduta libera. E' un’autonoma e formidabile sintesi della forma, quasi vicino all'astrazione, ma assai efficace anche ad esprimere l'estrema libertà che vuole rappresentare.

Della sua opera Matisse ci ha rivelato:

Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza, per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell'arte plastica date dagli antichi maestri e dei moderni, e anche “Ciò che perseguo, sopra ogni cosa è l'espressione, che per me non risiede nella passione che apparirà improvvisa su un volto o che si affermerà con un movimento violento. E' tutta una disposizione del mio quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che sono attorno ad essi, le proporzioni, tutto ciò ha la sua importanza. La composizione è l'arte di sistemare in modo decorativo i diversi elementi di cui la pittura dispone per esprimere i propri sentimenti. Un'opera comporta un'armonia d'insieme: qualsiasi particolare superfluo prenderebbe, nello spirito dello spettatore, il posto di un particolare essenziale. La composizione, che deve puntare all'espressione, si modifica con la superficie da coprire.

E Matisse è riuscito a equilibrare mirabilmente le sue opere d'arte indimenticabili, in cui ci si immerge estasiati.

Henri Matisse è venuto a mancare il 3 novembre del 1953: purtroppo non gli è riuscito di inaugurare la sua meravigliosa Cappella della Madonna del Rosario a Vence nel 1952: ormai era troppo malato, ma la cappella resta là a testimonianza della grandezza dell'artista.