… A scuola insegnano ancora che in Italia c’è il clima mediterraneo, nonostante i trenta gradi di novembre e i bagnanti in spiaggia sbattano fragorosamente contro i sei gradi del giorno dopo? Nonostante capiti di parlare lingue sconosciute nel sonno a causa del patrimonio genetico e le persone vivano e muoiano inconsapevoli di questo fenomeno magico?

Che tu sappia… in quei periodi di pioggia e pigrizia, quando invece di fissare macchie d’unto sulla tappezzeria (come i tuoi progenitori) ti incolli alla tastiera o al mouse ed evadi dalla realtà in un turbine estatico di nulla e trance multimediale, disconnesso dalla tua stessa pelle, quei periodi in cui una dieta sana e varia rendono il prossimo assunto veridico (se sei fortunato): non è forse lapalissiano che il cibo più spesso lambito dalla tua bocca siano i genitali del tuo partner? Non ti pare che un ragionamento come quello precedente possa essere considerato al limite della malattia mentale, in un contesto nel quale l’omologazione di pensiero è stata faticosamente ottenuta attraverso sforzi economici e subdoli, quantificabili in eoni di messaggi mediali e miliardi di tonnellate di psicofarmaci?

Non ti accorgi però che probabilmente quel sotterfugio della mente che ti porta a pensare attraverso un cunicolo sinaptico che (potrebbero piovere rane ma comunque è innegabile che) per la tua bocca passa più sesso che qualsiasi altra cosa è fierezza, orgoglio, essenza vitale e felicità?

Non rileggere le righe precedenti, siamo sconfinati in un ambito sperimentale dell’uso della lingua italiana dimenticando modi e tempi e l’obiettivo è fornire un programma radio letterario che aggrovigli la mente del lettore. La speranza è invece quella d’innescare il cortocircuito neurale c’ampli la percezione, trasportarti oltre i cancelli puliti della percezione a esperire l’Infinito.

Che tu sappia, dal momento che il senso è un parto concettuale umano senza alcuna corrispondenza reale, una macchia (come ogni parola) sul nulla e sul silenzio (non mi riferisco al tatto o al gusto, alla vista, all’udito o all’odorato ma al significato): l’Universo?

Mi pare quindi che si potrebbe sorvolare sulla necessità sociale di quiete e mimesi, cioè somigliare, imitare, assimilare l’altro in noi e progettare una fuga spastica, eccentrica, nevrotica e quadridimensionale verso l’impulso. Agire sconsiderati, senza cioè considerare conseguenze, rapporto di causa-effetto, logica, Galateo, Cabaret, buon gusto, educazione, programma divino per il creato e legge di uniformità di natura.

Si potrebbe semplicemente infilarsi in ogni botola che conduca al sottosuolo della spontaneità e configurare su misura una propria realtà, come un sarto sotto effetto di amfetamina, fino a trovarsi una pistola puntata alla testa, quindi alzare le mani in una resa fittizia, sofisticata, ma anche corrosiva e foriera di altrui vergogna e senso di inadeguatezza: è sufficiente un’espressione del volto, uno smorzo di labbra… le stesse labbra che toccano saltuariamente tipi differenti di masse e prediligono cospargere di saliva l’altrui piacere.

Al mondo ci deve essere almeno una donna che succhia una biro pensando sia la mia.

Non so se si tratti di Gigantismo compensativo o banalmente di scioltezza di briglia, affossamento di claudicanza, corroboramento d’eutanasia preventiva, ingurgitare nella fossa comune dei rifiuti organici quelle rughe pazzesche in cui inciampa l’unghia d’un bambino quando si gratta la faccia per la milionesimaquarta volta. Ma che tu sappia non si può sottrarsi alla burocrazia demografica, a quella anagrafica, nascondersi in una foresta cinese e vivere trecento anni mangiando erba in barba ai preti?

Sorridere all’uomo armato e trafiggerlo all’inguine con la consapevolezza del suo essere intimamente patetico o camminare sul milionario accovacciato e ascoltare lo scricchiolio delle sue tibie non deve essere necessariamente l’espressione catartica di una massa oppressa che assorbe immagini cinematiche nel miracolo d’un buffering difettoso o inadeguato. Scavalcare la palizzata è consentito: rincorsa lunga e salto mortale, arrampicata, strisciata. È necessario chiudere gli occhi e inspirare tutta l’assenza di motivi per cui reiterare il medesimo risveglio elettronico fino a odiare quell’adagio per l’eternità, per poi scalciare forte e rivendicare veracemente il proprio fascino sul pianeta.

Che tu sappia sei un incubo o un succubo? Il fatto che non ricordi la differenza o quello peggiore che tu mai l’abbia saputa rappresentano di per sé l’inutilità della tua esistenza. Nella totale inconsapevolezza ti lasci suggere o trangugiare come burro sciolto da un macrorganismo attivo e vivo intento a espandere le proprie membra oltre la misura dell’esteticamente accettabile, oltre ogni razionalità (a riprova dell’ipocrisia di chi cerca ordine nella guerra). La morsa dialettica che ti stritola fu descritta da un suddito austero dell’Impero Romano secoli addietro.

Storia è elenco di fatti e nomi derivati da fonti originate da nomi e fatti, pervertiti a uso e consumo di chi ha assassinato prima di vittimare. Sovrani, politici e soldati, banchieri e strazianti popolani. Ma che tu sappia non governa il denaro?

Ti dico che fu nel diciottesimo secolo che il pianeta cominciò ad assumere la configurazione odierna e nessun pensatore economico con barba abnorme ci fece caso. Sul dettaglio del lavoro logorante alla catena guardava l’occhio ma il dito indicava loro. Potevano essere banchieri del sultano e quindi islamici, forse Templari Cristiani, il caso volle che furono finanzieri Ebrei. Ma antisionisti e antisemiti fatevi una doccia, ‘ché se pecunia non olet, ignoranza puzzat.

Che tu sappia gli insegnanti accolgono bene una studentessa americana di liceo che presenta una tesina documentata sul progetto MK Ultra? Senza temere derive complottiste è simpatico fissare lo sguardo per istanti sul tentativo velleitario e pretenzioso, a opera dello scienziato, di screditare il numinoso.

Imparo a leggere e scrivere, poi raccatto il rame necessario a incassare la somma sufficiente ad acquistare molta merce a basso costo, la rincaro.
Sono un uomo
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