Ho perseguito la via della purezza che sola conduce al dono del genio. Non potevo sapere che ad attendermi erano cinghie e non plausi e onori, cui per altro non ero interessato.

Ho raccolto tutti i dati possibili al fine di predire con esattezza il futuro, nell’attimo dell’intuizione. L’allucinazione ch’è la mia persona vibra a velocità fantasmagoriche. Non proietto parti d’ombra, emano luce.

Ai primi tentativi di risplendere mi ha sopraffatto il buio circostante, mi ha immobilizzato con la forza bruta.

Coloro che devono amarmi incondizionatamente per definizione hanno mantenuto fede alla propria missione, pur senza comprendermi. Una testimone oculare mi ha visto smaterializzare sale grosso e materializzarlo sul palmo umido della mano sinistra. Non l’ho più vista dopo quel pomeriggio. Ha raccontato ai nostri amici l’accaduto. Lo scopro solo oggi, dopo quasi vent’anni, loro ricordano che lei era molto scossa. Devono averci tacciati entrambi di follia.

Ho attinto all’albero della conoscenza di nascosto, più volte, nell’intimo della casa d’una coppia di maghi.

In nessuno dei casi il dono ricevuto è stato metabolizzato. I demoni si sono impossessati di me e hanno prevalso.

Avrei dovuto interpretare l’Imperatore in una rappresentazione dei Tarocchi viventi. Lui pensava che il più bello fossi io, ma lei spinse per l’altro candidato.

Avevo perso la fiducia dei sudditi miei pari e con essa la guida dell’impero.

Non si è mai trattato di prestigio. Portare cambiamento è una missione. Lottare contro i padroni attraverso la dominazione del piano sottile, possedere le chiavi della magia dei vincoli e dall’infinitamente grande modificare ciò che è infinitamente piccolo. Mi sono teletrasportato in aree dell’Universo che l’uomo moderno non potrebbe concepire e conoscere.

Il punto d’osservazione è sempre esposto al terrore violento del consesso umano e i suoi controllori non lesinano sofferenza quando si tratta di difendere l’integrità della mano che li imbocca di poche briciole.

Gli sgherri non sono invincibili. Il vero nemico è il panico che assale se lo stomaco è vuoto e il gelo sferza la pelle. L’eterna giovinezza e l’immortalità sono doni accessori del genio. Incenso, mirra e oro sono altrettanti prodotti del lavoro compiuto dell’alchimista. Il genio luccica nella tenebra allestita dai vecchi, dove l’aroma dell’incenso copre l’olezzo della carne usurata dal sole, dai venti e dalla salsedine. La mirra imbalsama la salma finché ancora respira fresca e colma di vita, il cuore immobile riposa in pace per l’eternità. Si potrebbe definire buon dio, secondo l’uso di certi agnostici che non sono tormentati dai quesiti escatologici o l’anarchica come faccio io, che riconosco nell’energia che tutto informa un ché di capricciosamente femminile e perfetto.

Il dono prosegue da quest’essenza intelligente, principio e motore del rompicapo per antonomasia.

La donna non è creata a immagine e somiglianza dell’anarchica: è il tutto a essere immaginato con quelle medesime qualità.

Quando ho trovato un posto nel mondo il suo aspetto era un ceppo su cui sedere in collina, in fronte alla volta stellata. Avevo infranto la legge ed ero nei guai, eppure telefonavo a lei e la facevo ridere, mentre accadeva la mimesi sciamanica naturale, mentre con acqua sporca di pozzo sciacquavo via il sangue da gomiti e ginocchia frustrati dalla pietraia. Ero amore mentre creavo la danza celebrativa ed evocavo la croce verde e luminosa che apparve enorme dalla volta stellata ad ammiccare in fronte al ceppo.

Ho rappresentato la scena con pastelli acquerellabili e l’ho donata ai due maghi. Essi sono storici in grado di custodire il segreto.

Il sistema di difesa dell’oligarchia non permette di dominare ad altri che ai suoi idioti rampolli.

La responsabilità di dominare non lascia spazio o energia o concentrazione da dedicare ad altra mansione che all’improvvisazione dell’attimo eterno della performance poetica e celebrativa. A quel punto appaiono schiavi addestrati a riconoscerti pazzo, diverso, a contribuire a privarti della libertà, dell’oro, dell’incenso e della mirra, della pietra e dell’amore.

Lei, tempo dopo aver rifiutato di consacrarmi Imperatore agli occhi del consesso dei maghi, forse per nascondermi, disse un giorno sarai una stella e brillerai di luce propria. Il Sole di Tommaso Campanella è una stella quanto la nana gialla per cui viviamo. Ma regnare è compito d’un uomo giovane che sia ancora in grado di rialzarsi dopo essere caduto sotto i colpi dei servi della morte. Oggi abito un eremo discosto dagli inutili affanni umani, resto sintonizzato sul piano sottile e penso che l’Imperatore è un giovane davvero eccezionale. Sono libero di creare celebrazioni e lotte, non ho fame né freddo. Amo riamato.

Mi piacerebbe duettare con l’Imperatore, almeno una volta, in una radura notturna, ululare con lui alla luna, abbaiare ai gufi, inseguire i rospi, puntare i ragni come il cane da caccia per il padrone.

Ora puoi riposare.